Continuano a crescere gli investimenti mediante piattaforme online, i robo-advisor: merito dei costi più accessibili rispetto alle alternative tradizionali, alla possibilità di gestire questi servizi in misura ancora più comoda, e della sicurezza che tali strutture possono assicurare. Anche in virtù di quanto sopra, una ricerca condotta da LearnBonds.com si dichiara convinta che entro fine anno il volume del patrimonio in gestione presso i robo-advsor salirà del 47% rispetto al 2019, toccando quota 1.400 miliardi di euro. Una crescita dunque molto sostenuta, che nei prossimi anni dovrebbe crescere ancora, fino a toccare i 2.500 miliardi di euro nel 2023.
La nascita dei robo-advisor
Ripercorrendo brevemente la storia dei robo-advisor, non possiamo non compiere un cenno alla loro genesi. Era il 2008, ed era la prima fase della crisi finanziaria, quando i piccoli investitori – delusi dai tassi sempre più bassi – si misero a caccia di prodotti e gestori con commissioni più basse, che non erodessero i già bassi rendimenti disponibili. Nacque così il successo di alcune startup statunitensi operanti nel settore, come Betterment e Wealthfront, e – gradualmente – anche la notorietà di alcuni operatori sul territorio europeo e, infine, italiano.
Cosa fa il robo-advisor
Ma che cosa fa il robo-advisor per rendersi così appetibile agli occhi degli investitori?
Ebbene, un tipico strumento robo-advisor raccoglie alcune informazioni finanziarie dai clienti mediante la compilazione di un form online, e utilizza i dati ottenuti e rielaborati per poter offrire consulenza e investire automaticamente il denaro dell’invstitore. I vantaggi di un simile approccio sono numerosi:
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- si potrà avere accesso a un investimento che è personalizzato, ovvero è ponderato sulla base delle proprie caratteristiche finanziarie, elaborate mediante la compilazione di un questionario;
- si può godere di un livello commissionale molto basso, considerato che gli oneri dei robo-advisor si aggirano intorno allo 0,25% annuo;
- è possibile avere accesso a questo strumento di gestione di investimenti con depositi iniziali molto bassi, anche di poche decine di euro.
I dati del mercato internazionale e italiano
L’analisi territoriale dell’industria dei robo–advisor è evidentemente polarizzata sugli Stati Uniti, il primo Paese a puntare pesantemente su questo comparto e, oggi, in grado di puntare direttamente verso i 1.000 miliardi di dollari di asset gestiti. Al secondo posto in questa speciale classifica troviamo invece la Cina, con circa 300 miliardi di dollari, davanti al Regno Unito con 24 miliardi, la Germania con 13 miliari e il Canada con 8 miliardi.
E in Italia? Il fenomeno è evidentemente marginale, ma in forte crescita. Stando ai dati di Moneyfarm, l’operatore più noto in questo settore nel territorio tricolore, le masse gestite avevano già superato il miliardo di euro.
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